Ciao, piacere di conoscerti!

Sono Gloria e sono una
Product Designer

Se ti trovi qui vuol dire che sei atterrato nel mio portfolio tramite qualche link!
Ti ringrazio per l'interesse che stai dimostrando nei miei confronti 💜
Ti racconterò solo di un progetto, Gravity
Negli ultimi 4 anni siamo cresciuti insieme,
lui come prodotto Saas B2B e io come Digital Product Designer.
Ho seguito il progetto end-to-end,
dalla definizione del problema fino alla sua validazione,
curando ogni fase del processo di design.
Pertanto, lo considero la dimostrazione concreta
dell'approccio e del contributo che porto in un team,
qualità che continuerò a mettere a disposizione dei progetti futuri.
Clicca su una card se vuoi andare al sodo su un argomento, altrimenti continua a scrollare per seguire lo storytelling!

L’idea di un ecosistema unico dove tutto gravita insieme

Dietro ogni espletamento pubblicitario si sviluppa un sistema di processi interdipendenti, dalla pianificazione e negoziazione degli spazi alla raccolta e analisi dei dati di performance.

Lavorando a Gravity ho scoperto quanto il mondo dell’advertising sia articolato: un ecosistema popolato da professionisti con competenze diverse, processi frammentati e bisogni molto specifici.

La sfida è stata proprio questa: trasformare un sistema dispersivo in una piattaforma capace di integrare dati, semplificare flussi e rendere collaborativo ciò che prima era frammentato.

La “forza gravitazionale”
come principio di connessione

Per il brand di Gravity volevo rappresentare l’attrazione tra i due mondi principali dell’advertising: quello dei media owner e quello degli inserzionisti.
L’obiettivo era creare un centro di gravità comune, una piattaforma capace di farli dialogare in equilibrio.

Da questa idea nasce il nome Gravity.
Il monogramma, una G stilizzata, rappresenta due entità sferiche che si attraggono lasciando una scia.

Il concept visivo si ispira al sistema binario in astronomia, dove due corpi celesti orbitano attorno a un punto condiviso. Le scie diventano la metafora del sistema di tracciamento dati: un flusso continuo e preciso che la piattaforma restituisce attraverso report e dashboard, rendendo visibile il movimento dell’intero ecosistema pubblicitario.
Sistema binario ruotante
attorno ad un comune
centro di massa.

Un sistema dove la potenza dei dati
si manifesta in modo semplice e navigabile

Per progettare Gravity ho iniziato dalle user personas, con l’obiettivo di osservare i loro journey reali e comprendere come si muovono all’interno del mondo dell’advertising. Per un software che nasce con l’ambizione di interconnettere in un’unica piattaforma tutti i servizi necessari alla gestione delle campagne, questa complessità era la sfida più stimolante.

Ricostruire nel tempo i flussi di interazione e individuare i punti di attrito e interruzione mi ha permesso di definire i percorsi ideali, modularli e tradurli in funzionalità coerenti e realmente utili.

In collaborazione con il CTO ho curato la modellazione dei dati e la data architecture della piattaforma, definendo entità, relazioni e regole di aggiornamento. Ogni tabella, campo e label è stato progettato per garantire coerenza semantica tra front-end e back-end, trasformando strutture tecniche in esperienze semplici e navigabili.

La UX è diventata il ponte tra la complessità tecnica, le esigenze operative e la chiarezza dell’interfaccia.
Ogni flusso, dalla creazione di una campagna alla lettura dei risultati, è stato pensato per ridurre la complessità cognitiva, mantenere continuità operativa e rendere l’interazione fluida, naturale, umana.
Giuro che questi sono i diagrammi più bellini e ordinati che sono venuti fuori :D

Design come modo
condiviso di lavorare

Per incontrare le esigenze aziendali ho adattato il mio lavoro ai ritmi dell’approccio Agile, fondato su iterazioni rapide, feedback continui e dialogo costante con lo sviluppo. In un progetto in crescita come Gravity, la collaborazione interfunzionale e una visione comune si sono rivelate fondamentali: design, prodotto, sviluppo e QA hanno lavorato in sinergia, condividendo obiettivi e responsabilità.


Per facilitare la comunicazione tra le parti, le pratiche di Design Ops hanno reso il processo più scalabile e sostenibile nel tempo:

  • Documentazione costante dei flussi e delle regole UI;
  • Naming system condiviso tra Figma, Jira e codice;
  • Gestione delle versioni;
  • Controllo qualità visivo e linee guida operative per il QA;

In questo modo, durante l’hand-off il team di sviluppo ha avuto supporto nel comprendere chiaramente specifiche tecniche, logiche di interazione e microdettagli.

Coerenza e velocità,
nella progettazione come nello sviluppo

L'interfaccia di Gravity si basa su un design system modulare, capace di mantenere un’identità visiva solida e di evolvere in modo organico e scalare.

La libreria componenti è popolata secondo i principi dell’atomic design, con livelli gerarchici chiari e una struttura pensata per essere espandibile.
Ho gestito design tokens e Figma Variables per tipografia, colori, spaziature, stati interattivi e modalità light/dark, allineandoli con il codice front-end tramite Tokens Studio.
Ogni componente è stato documentato con regole di comportamento, esempi e note per lo sviluppo, garantendo un dialogo costante tra designer e dev.

Il design system è diventato un vero strumento di governance visiva e funzionale, un’infrastruttura che permette di progettare più in fretta, con meno errori e maggiore consistenza.
Vedere il team utilizzarlo in autonomia, ampliarlo e mantenerlo vivo nel tempo è stato uno dei traguardi più concreti di tutto il progetto.

Validazione non come fase finale,
ma come atteggiamento costante

Una volta implementate le funzionalità di MVP, è iniziato un ciclo di osservazione e validazione continuo, combinando analisi qualitative e quantitative.

Ho sperimentato conducendo test di usabilità, raccogliendo feedback diretti dagli utenti tester e analizzando metriche di comportamento come tassi di completamento, error rate e tempi di navigazione.
Ogni insight ha generato nuove iterazioni: semplificazioni, miglioramenti micro-interattivi, ottimizzazioni delle gerarchie visive o delle performance.

Nel tempo il prodotto è diventato sempre più fluido e reattivo, non solo tecnicamente, ma anche nel modo in cui dialoga con le persone che lo utilizzano.
Continuare a osservare, imparare, ascoltare ogni giorno i bisogni degli utenti per portare miglioramento e continua evoluzione, crescendo insieme all’esperienza reale degli utenti.
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